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Sono in una pensione qualsiasi di una città qualsiasi e non me ne pento. Un ballatoio per pensare a quanto rammarico, tristezza e noia riusiamo a tollerare nelle nostre vite spente. Quanti occhi che parlano e si raccontano e mi parlano e mi raccontano… E di fronte il silenzio, buio ed atroce, il perpetuarsi della non comunicazione. Comunicare sembra l’imperativo di questa società. Eppure conosciamo adesso tutte le più sofisticate tecnologie di comunicazione per veicolare la più mancanza di contenuti mai esistita. E torno a quegli occhi. Occhi dolci, occhi teneri, occhi spenti, occhi aggressivi, occhi colpevoli, feriti, occhi innamorati e che non conosceranno mai più l’amore. Occhi spaventati. Ma occhi che parlano e mi dicono e ci dicono:

“Basta! Ascoltatemi. Sono una donna e provo quotidianamente ed in silenzio un costante dispiacere condito di tristezza e speranze soffocate… perché io sono qui e sono sola. Dall’altra parte non c’è più nessuno. Non c’è più nessuno all’altezza o con la volontà di imbarcarsi in una splendida avventura, magica e ricca di sorprese, io donna. Non posso parlarti e dirti con parole tutto ciò che vorrei dirti perché col tempo ho dimenticato in parte se questa mia esigenza è un mio diritto oppure è una qualche forma di malattia personale.

Fatto sta però che io voglio vivere i colori, le emozioni. Le magie, i batticuori, le passioni e le avventure con un uomo dall’altra parte che mi guidi in un mondo di musiche ed imprevisti. Occhi che vogliono essere penetrati e che si lascerebbero attraversare da un’ anima sensibile ed intelligente, alla scoperta di un segreto universo pieno di ricchezze. Sento labbra che sussurrano, tra le tante parole dette per non offendere la stupida superficialità dei loro uditori, voglia di amore e passioni infinite, di momenti d’arte privilegiati.

Sono la magia ed il mistero al contempo della vita. Sono il legame tra l’arte, l’irrazionale, il cuore e l’istinto. Sono così gentili quegli occhi a tal punto da non rivelare il loro sentimento di pietà che provano di fronte ad individui totalmente inconsapevoli di loro stessi e degli altri. Sono talmente dignitose da soffrire in silenzio della mancanza del loro partner naturale che ormai si è perso, smarrito e confuso.

Celano, per rispetto ad un essere nettamente in difficoltà, verità indiscutibili ed aspettano cercando di non morire causa noia o vecchiaia, l’uomo che possa ridar loro piena realizzazione ed espressione in quanto anime femminili, pronte a seguire e convivere esperienze degne dei migliori sognatori.

L’uomo navigando per mari e scalando monti ha perso la sua grande conquista: se stesso. In balia di venti e bufere non ritrova più il coraggio, la sicurezza, il carattere e le capacità per essere un degno compagno. Rimane nei suoi di occhi la paura. Spaventati e senza sogni umani ma solo sogni di macchina. Il sogno dell’uomo di adesso , considerando che il mondo, questo folle mondo lo hanno creato gli uomini, è il sogno medio, comune formato famiglia o individuo che vendono alle poste italiane, per capirci, e che costa soltanto tutta la vita.

Desideri futili e non soddisfacenti, sogni piccoli e ridimensionati, pura forma e niente sostanza per esseri che fragilmente sono in preda al senso della fame, del sonno, del sesso…. E che quindi esigono pane per mente, anima, cuore e sensi. Esseri che muoiono se privati di contenuti e che non sopravvivono se trascurano la loro umanità, i sentimenti.

Forme che cristallizzano, impediscono, umiliano e castrano l’uomo e che lo riducono ad una condizione di precaria sub-umanità. Imboccata quella via le donne possono solo assistere ed aspettare nella speranza che un giorno qualcuno, un affascinante sconosciuto, le scruti fin nel suo profondo essere e riconosca in loro tutte le affermazioni mai svelate, le necessità, i sentimenti, i pensieri che racchiudono. Una vera ricchezza.

Ma la ricchezza ormai è avere una macchina grande e robusta per trasportare la propria casa, avere, sembrare ed intanto l’essere si impoverisce man mano che acquista ricchezze e la donna che sogna il pirata burrascoso ma sensibile vive le sue avventure nei libri ed al buio della sua stanza.

La forma uccide nel momento in cui ci si conforma ad essa e soprattutto quando la forma è dannatamente sbagliata ed innaturale, quando il ruolo è generico, come in un film, l’attore uomo si spersonalizza e non trova più se stesso, perdendosi. Le insicurezze, i disagi, la bassa autostima dilagano e fanno sì che uomini pensino più a nascondere se stessi ed il loro senso di piccolezza dietro i loro ditini ormai fragili, anziché prestare ascolto o indirizzare i propri sensi e le proprie energie alla scoperta dell’universo meraviglioso che sta loro di fronte: le donne.

L’uomo adesso gode e prova orgasmi distruggendo paesi di nazioni straniere e facendo guerre e grossi affari e la donna non trova non solamente un compagno per condividere l’esperienza umana e naturale, ma nemmeno una più che banale e mediocre scopata. Questa confusione, contaminazione e generalizzazione tra sessi necessariamente diversi provoca smarrimento, incomunicabilità ed anche disgusto e sbigottimento.

Lavorare sempre sul proprio fuori, sulle cose, sulle apparenze, sulle bugie provoca in noi il terrore di noi stessi. Afflitti dal non sufficiente lavoro sullo spirito, sulla mente , sui sensi e sul cuore a causa nel nostro inseguire desideri e volontà non naturali e non nostre, noi non sappiamo più chi siamo e ci spaventiamo e chi barrichiamo in noi stessi, nelle nostre abitudini, nei nostri vestiti firmati, nelle nostre carriere e nella gelatina tra i capelli.”

Attonito, me stesso rilegge con cura i pensieri ispirati da esseri immortali. Mai credo potrò con versi, melodie o dipinti esprimere sufficientemente l’emozione immensa, lo struggente senso di folle amore che mi possiede e mi batte come tamburo della passione. Credetemi quando vi dico che mille tremiti, sussulti, brividi e colpi rapidi sconquassano il mio giovane animo al pensiero delicato, profumato, inebriante ed eccitante che provocate in me.

Forse l’unica maniera di esprimere l’esplosione di colori, magie e suoni in così tanta rara gioia è per me l’idillio dell’atto amoroso. Fare l’amore, poesia suprema , arte divina di fusione infinita.
I miei giorni torinesi trascorrevano così pieni di ispirazione e prima di girare ogni angolo il mio spirito si accendeva di passione nella speranza, nella fede che appena lo avessi svoltato avrei visto Lei.

Questo è il quarto capitolo de “I Meravigliosi Colori dell’ Autentica Esistenza“, libro scritto da Marco Nisida e pubblicato a puntate su “I Blogs di Marco Nisida”.

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