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L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN ARGENTINA
L’emigrazione italiana è un fenomeno emigratorio su larga scala finalizzato all’espatrio che interessa la popolazione italiana. Ha riguardato dapprima l’Italia settentrionale e poi, dopo il 1880, anche il Mezzogiorno d’Italia. L’Italia ha conosciuto anche consistenti fenomeni migratori interni, cioè compresi tra i confini geografici del Paese.
Sono stati due i periodi durante i quali l’Italia ha conosciuto un cospicuo fenomeno emigratorio destinato all’espatrio. Il primo periodo, conosciuto come Grande Emigrazione, ha avuto inizio nel 1861 con l’Unità d’Italia ed è terminato negli anni venti del XX secolo con l’ascesa del fascismo. Il secondo momento di forte emigrazione all’estero, conosciuto come Migrazione Europea, è avvenuto tra la fine della seconda guerra mondiale (1945) e gli anni settanta del XX secolo.
Tra il 1861 e il 1985 hanno lasciato il Paese, senza farvi più ritorno, circa 18.725.000 di italiani. I loro discendenti, che sono chiamati “oriundi italiani”, possono essere in possesso, oltre che della cittadinanza del Paese di nascita, anche della cittadinanza italiana. Gli oriundi italiani ammontano nel mondo a un numero compreso tra i 60 e gli 80 milioni.
Nella Provincia di Buenos Aires già dal 1870 un provvedimento assegnava a giovani coppie di agricoltori terreni gratuitamente a condizione che vi costruissero una casa e che li coltivassero ma fu la legge varata nel 1876 dal Governo argentino sulla colonizzazione e l’immigrazione che spinse molti a muoversi dall’Italia e dalla Calabria per tentare la fortuna in Argentina.
Nel 1853 l’Argentina divenne una repubblica federale. Lo Stato Federale profuse molto impegno nel progetto statale di colonizzazione agricola che attirò gran parte delle popolazioni europee migranti: di questo periodo i primi tentativi di immigrati italiani di acquisire lotti fondiari dalle province o direttamente dallo stato argentino.
Nel libro “Terra promessa” si legge: «I protagonisti sono agricoltori (i più numerosi), vitivinicoltori, ortolani e giardinieri, e poi ancora pescatori e marinai, artigiani, lavoratori edili e della ferrovia. E poi politici, avventurieri, artisti. E ancora letterati e uomini di scienza». Non è esagerato parlare di un loro enorme impegno: la colonizzazione dei campi incolti, la fondazione di città, il supporto alla nascita delle industrie, il protagonismo nelle nuove professioni. Il tutto si svolse con un legame ai valori tradizionali di appartenenza: attaccamento al lavoro, alla famiglia e ai valori religiosi. Oltre agli apprezzamenti, nei loro confronti non mancarono neppure i problemi.
La loro presenza fu numerosa e all’inizio del XX secolo quella giovane nazione si basò, come si vedrà nei paragrafi seguenti, sull’intreccio delle peculiarità locali – in particolare quelle relative ai discendenti dei coloni – con quelle degli immigrati europei: l’apporto degli italiani, anche in ragione della loro consistenza, fu quello più incisivo.
Gli italiani che arrivarono in Argentina provenivano da tutte le regioni d’Italia, soprattutto dal Nord nell’Ottocento (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto) e dal Sud nel Novecento (Calabria, Sicilia, Campania).
Sei discendente di italiani in Argentina?
I tuoi nonni o bisnonni erano di origine italiana?
Quanti oriundi italiani ci sono in Argentina?