Il sole delle 12 è alto nel cielo, infuocato ed accecante. Le dune di sabbia riarsa riflettono la sua luce. Molti pensieri e visioni invadono la mia mente: penso a mio figlio che gioca su un’altalena, sento l’estasiante magia del senso di libertà, il vento colpisce ritmicamente il mio viso ed ampi polveroni di sabbia sollevati da piccoli vortici attraversano la strada ; il cemento, l’asfalto, unici simboli di civiltà inghiottiti da tanta immensità naturale, l’orizzonte sembra infinito e rinnovarsi continuamente, senza sosta; la calura insopportabile rende l’asfalto tremolo ed infuocato. Penso alla dolcezza del cielo stellato, quando traversai il mediterraneo in 13 metri di barca a vela in compagnia di musiche romantiche; quelle stelle che rischiaravano così gentilmente le mie notti ed i miei perché. Sono questi momenti in cui il tempo si blocca e la dimensione interiore dei sensi e della mente è l’unica esistente; momenti in cui ti chiedi i tanti perché dell’esistenza e ti interroghi circa te stesso e la tua vita. La mia ha avuto e continua ad avere un valore incredibile in virtù del fatto che l’ ho sempre venerata, amata, servita e l’ ho entusiasmata cibandola di mille emozioni, avventure, sensazioni, colori, melodie , profumi. Non voglio morire, poiché vivere significa anche istanti lunghissimi e profondi come questo, in cui ho la forte ed intensa sensazione che questo deserto giallo saggezza, il vento che sussurra i segreti al viandante, le rosse rocce che si stagliano alla mia sinistra, il sole a sorridere silenzioso e questo orizzonte sconfinato ed imponente siano la terra promessa di Dio. Scalfiscono la mia limitatezza umana con il loro assoluto, con l’infinito che mi trasmettono e per un attimo mi fanno credere che anche in me, che sono un comune mortale, vi sia la scintilla divina. Ho la sensazione di volare tra le distese meravigliose di colori e forme grandiosamente concepite del tutto. Commozione, grandezza, desiderio di assoluto, forte ispirazione e musicalità, libertà sfrenata anche da se stessi per lasciarsi inghiottire e fondersi con il tutto. Emozioni in espansione, percezioni enormemente dilatate, invisibile ma forte connessione tra dimensioni. Sono ciò che sento: dolce melodia di onde dell’oceano pacifico. E’ tutta una vita che mi interrogo circa l’esistenza o meno di Dio, che mi dibatto per carpire il senso, il significato, lo scopo, il perché, l’origine dell’esistenza. Sono arrivato alla conclusione che lo spettro emozionale, le sensazioni, le visioni, i pensieri alla rincorsa dell’infinito che ho costantemente vissuto e ricercato, durante tutto il corso del mio cammino su questa terra, non possono essere solo frutto di sinapsi celebrali e reazioni bio-chimiche. Piuttosto credo che dentro di me vi sia una parte divina, uno spirito, che si nutre, vive e muore alla ricerca dell’emozione perfetta, del sogno vivificatore che porta alla gioia assoluta del tutto.
Al galoppo verso la salvezza, dunque. Devo preservare la mia libertà. Mangiate polvere schifosi vigliacchi! In lontananza, intravedo i palazzi e poi le case basse, che accrescono piano di dimensione. Sono circa le 14 e ho raggiunto le porte di Dallas, dove in un bar della periferia, a due km. dall’uscita della statale che percorro da ieri notte senza tregua, mi sta aspettando un contatto di nome Kit. Spero veramente mi stia aspettando, perché ho reale timore di finire ammazzato od in carcere. Ho da dargli 15000 $ e lui ha da dare a me una nuova identità ed un modesto mezzo pulito di trasporto. Devo riuscire ad arrivare alla frontiera con il Messico e valicarla. La BMW che ho guidato sinora sarà già ricercata in almeno un paio di stati e non posso rischiare di fottermi per troppa sicurezza. La fortuna adesso voglio sia la mia donna. Svolto a destra in un vicolo cieco e nascondo la macchina da occhi indiscreti. Scendo e ostentando disinvoltura mi avvicino al bar. Fuori vi sono dei tavolini, sotto un telo che ripara dal sole. Delle scalette portano all’interno del locale. Non so bene che faccia abbia questo tale Kit e cerco invano un cappello da cowboy e un gilet rosso. MI siedo fuori per poter controllare meglio la situazione e ordino un cafè doppio per non dare nell’occhio. Quanto mi manca il caffè italiano, il mio gustoso ed autentico espresso. Invece ingoio l’acqua sporca che mi servono ed aspetto. I secondi passano, la mia tensione aumenta. Il poco vento è sufficiente ad alzare la polvere contenuta nel terreno. Poi in un attimo, lo vedo. Gilet rosso ti vedo. Parcheggia nel vialetto dove ho lasciato la mia macchina e poi camminando a gambe larghe e sputando per terra, si avvicina. Faccio cenno di sedersi. Ci salutiamo sorridenti per non destare attenzioni. Via le facce scure. “Hai fatto buon viaggio, Peter ?” “Meraviglioso, kit. Un nome più bello non potevi trovarlo, vero?” Poi abbassando di molto la voce, “ li hai i soldi con te?” “ sono parcheggiati nello stesso vicolo dove hai lasciato il tuo catorcio.” “ Quel catorcio, caro Peter, è il tuo nuovo mezzo di trasporto, contento? “ “Ascolta non ti conosco, ma se quel coso non arriva fino al confine con il Messico, giuro che..” “ Ehi tranquillo, ok ? E’ mio cugino che ti manda qui. Non fotterei mai mio cugino. A te si e con piacere! Ma visto che è lui ad averti raccomandato… puoi stare sereno.” “ Che velocità”. “ Ho montato un motore potente e vi sono 2 bombolette di nitro che se azionate, portano quel catorcio a 210 Km/h. E’ una macchina bassa e ruote larghe, buona tenuta, però non esagerare… non è una macchina per fighetti. Adesso andiamo a fare lo scambio.” Faccio cenno alla cameriera e lascio 5 $ sul tavolo, molto più del consueto 10% di mancia. Ci allontaniamo con calma dal locale e dirigiamo alle macchine. Da sotto il sedile prendo una busta di carta contenente i soldi. Sono ancora dentro l’auto e Kit apre la portiera, monta su e richiude. “ Allora tu pazzo di un italiano, ti chiami Peter Mendez , cittadino Spagnolo…” “ Ma che cazzo combini, io non parlo spagnolo, ti romp..” “hahahaha aspetta !! scherzavo. Haha, voi italiano siete folli cazzo. Ribollite in continuazione. Per le fiamme dell’inferno, che carattere.” “ Senti muovi il culo, io rischio grosso perdendo tempo con le tue stronzate.” “ tutti uguali e permalosi. Guardatelo da te allora, io conto i soldi”. Prendo il passaporto e lo controllo, ottima fattura. Lo apro. Peter Sallivan, Canada. Alla terza pagina vi è già un finto sigillo d’entrata in USA di 2 mesi fa, motivo turismo. Perfetto. “ Va bene, come funziona la nitro eventualmente.” “ Basta sollevare questo copri vano accanto alla radio e spingere il pulsante. Ce la puoi fare” ridacchia vistosamente. Si sente simpatico l’amico.. Comunque non mi dispiace il suo buon umore, anzi. “ Ascolta sempre per rispetto a tuo cugino, hai raccomandazioni da farmi? Dei posti di blocco o dei caselli o qualsiasi situazioni di rischio sbirri? “ “ Ascolta non avrai nessun problema fino al confine col Messico, sempre che non siano sulle tue tracce e non ci sia un mandato per la tua cattura in New Mexico. Ma se qui in Texas ti sta andando bene, non credo avrai problemi. Quando arrivi al confine, se non ti cercano, andrà liscia come l’acqua. Cerca comunque di apparire un turista per caso. Nel tuo zaino lascia solo vestiti e butta il resto. Non rischiare” “ ci pensi tu a questa macchina?” “ Certo compare. Non posso mica lasciar che si perda un così bel modellino “ Grazie, salutami tuo cugino e ringrazialo da parte mia, non credo mi farò vivo per un po’.” “ Vai italiano. Sei un cavallo pazzo.. e chi ti prende a te? Hahaha “. Ci stringiamo la mano ed esco dalla BMW, per montare sulla settima meraviglia delle auto. Lui mette in moto e mi fa cenno con la mano, gracchiando a mo di sfotto “ Ciao Pizza, spaghetti e sole mio hahaha”.
Beh, almeno lui si diverte, penso ingranando la marcia e portandomi fuori dallo stretto vicolo. Mi immetto di nuovo nella strada principale e porto questa vecchia cadillac a regime.
Fuggire per la prima volta nella propria vita, è un’esperienza unica. Siamo abituati a vedere i protagonisti dei film a fuggire.. ma essere dentro il film , da protagonista, è una costante scossa mista di adrenalina, eccitazione emozionante e paura a tratti ossessionante di venir preso. Sono stanco morto. Ho sonno. Sono quasi 22 ore che non chiudo occhio, 16 che guido senza riposare.
Questo è il secondo capitolo de “I Meravigliosi Colori dell’ Autentica Esistenza“, libro scritto da Marco Nisida e pubblicato a puntate su “I Blogs di Marco Nisida”.
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