“Quante poesie sull’autunno, quante foglie si narra che abbiano volato i pochi metri di assoluto che separano le loro vite dalle loro fini. Tutto quanto l’amore, l’imprevedibile dolcezza e meraviglia del loro esistere vive in queste poche ed uniche evoluzioni. Come a fare l’amore con l’aria in una discesa elegante, copiosa di colori e riflessi dal sole un po’ pallido; guidate e un po’ sballottate dal vento fresco e pungente che arriva, le foglie verdi e gialle vivono quegli istanti come una infinita melodia, sinfonia dell’esistenza, autentica rivelazione della magia di un trascorso brevissimo ma intenso.
Immobile nei modi, immobile nel corpo… incredibilmente in movimento, eccitati e rapidi come cavalli selvaggi e liberi nelle praterie sconfinate, i miei pensieri si rincorrono come lampi nella più grande tempesta…. Armoniosi come il cadere delle foglie, i desideri sembrano frutto di un lavorio sottile, continuo e misterioso. Ad un certo punto della tua vita, una foglia decide di staccarsi dal tuo albero di sempre e per la prima volta inizia a vivere davvero.
Oggi, mattina di autunno, i miei occhi fissano fermi l’albero verde e rigoglioso dell’esistenza.
In piedi appena fuori della piazza dell’università, dando le spalle al via vai di studenti persi in folli corse di inautenticità, per la prima volta vedo chiaramente l’Albero dell’esistenza e lo fisso con occhi sbalorditi, quasi commosso per il dono fattomi di poterlo riconoscere tra tanti simili. In quel momento dopo anni che la foglia verde e gialla aspettava, cresceva e pensava in silenzio, si preparava…inaspettatamente in un momento che nessuno può anticipare o conoscere, per qualche motivo misterioso, si stacca e inizia a volteggiare per quei pochi ed infiniti metri che profumano di tutta la poesia, meraviglia ed incanto presenti nel mondo. Sono pochi istanti di infinita magia e bellezza, una vita autentica vissuta pienamente e con intensità. Un balletto lungo come un sogno di felicità.
I miei occhi l’hanno seguita con commozione fino a carpire l’anima di quella foglia, l’infinito di quegli istanti. Tocca il suolo. Le mie articolazioni che fino adesso erano rimaste ferme, immobili, in un istante di stravaganza si mischiano all’eccitazione intellettuale ed emotiva che sto vivendo. I miei piedi rompendo il silenzio musicale del movimento intangibile iniziano a muoversi, uno dietro l’altro…Iniziando con un poco di resistenza, in poche falcate acquistano una sicurezza e le immagini di genti che confusamente intrecciano i loro cammini all’interno di una struttura grigia, simbolo dell’accademia, sono lasciate alle spalle dal percorrere della distanza che la stessa volontà invisibile che domina il sorriso brillante che mi si è dipinto in volto, comanda al corpo.
Questo è il terzo capitolo de “I Meravigliosi Colori dell’ Autentica Esistenza“, libro scritto da Marco Nisida e pubblicato a puntate su “I Blogs di Marco Nisida”.
Ti scrivo questa poesia, che mi ricorda i tuoi pensieri.
Inspirare
Davanti al tempo libero e solo,
spero timidamente di sentire vibrare
le invisibili corde di ispirazione.
Una volta per tutte, mi chiedo deciso, chi è lei,
che tutto bacia, senza mai dare il suo corpo?
Ha sguardo di fata, ma il suo pensiero è luce, musica.
Il corpo manca come in Dio la parola.
E quando potenti ne afferriamo la forma
credendo di creare materia qui sotto, lei ride,
e chiede: “ritenta”.
Più in alto la devi toccare, dove lei non arriva,
in cima ai folti capelli che nascono
da più antica espressione.
Sì, l’ispirazione è copia della verità, forma
dell’assoluto e non ancora materia dei nostri sogni.
La sua realtà è altra, il respiro la sente vicina
e io so dove andare, ma ora, ora.
Non è un orizzonte, ma la cima sopra la quale io vedo.
Ridiscenderne è un piacere, ma si dimentica
il vento, l’aria e lo spazio che lassù sono.
Solamente caduto ricordo della sua voce
un invito: “rimani”.